Ciao sono Giorgio Pozzi e in questo articolo ti parlerò delle accuse per il monitoraggio pubblicitario su iPhone. Dopo la polemica per Gatekeeper ecco una nuova polemica in tema di privacy.
Con iOS 14 Apple si era impegnata per rendere semplicemente bloccabile il monitoraggio delle app a fini pubblicitari su iPhone e iPad. L’introduzione di questa funzione ha però scatenato una durissima reazione di Facebook (fonte) e ha fatto tremare un intero mercato di app che vivono di questo. Apple ha deciso di rimandare l’introduzione al 2021 (fonte), dicevano, per dare il tempo a tutti di prepararsi a questo sconvolgimento. In realtà Craig Federighi di Apple ha recentemente dichiarato che il rinvio è stato deciso solo per ragioni tecniche.
“Abbiamo introdotto la funzione diversi anni fa, e all’epoca parti del settore pubblicitario affermarono che la loro attività sarebbe stata distrutta dal fatto che non potevano tracciare tutti. Se si guarda a cosa è successo all’industria, tutto ciò non è mai successo. Inoltre, abbiamo anche protetto la privacy degli utenti”. Craig Federighi.
In ogni caso, questa attesa non è stata accolta bene da NOYB.
Le accuse di Max Schrems
Il legale e attivista per la privacy Max Schrems, fondatore dell’associazione NOYB “(My Privacy is) None Of Your Business” ha presentato in Germania e in Spagna una serie di reclami per la presenza di questa funzione di monitoraggio ancora attiva.
“Con i nostri reclami vogliamo far rispettare un semplice principio: i tracker sono illegali, a meno che un utente non acconsenta liberamente“ Stefano Rossetti, avvocato di NOYB.
NOYB vuole quindi rendere illegale l’IDFA (Identifier for Advertiser) usato per far funzionare il servizio che tanti inserzionisti usano per promuovere le proprie app, o semplicemente spingere Apple a non indulgere troppo nei confronti di Facebook e dell’ecosistema che viveva di questo.
La risposta di Apple
Immediatamente è arrivata la risposta di Apple che ha specificato che le accuse ricevute sono inaccurate perché Apple rispetta le leggi europee e non accede né utilizza l’IDFA per alcun motivo.
Le nostre pratiche sono conformi alla legge europea e supportano e promuovono gli obiettivi del GDPR e della direttiva ePrivacy, che permette di dare alle persone il pieno controllo sui propri dati. Apple non accede né utilizza l’IDFA sul dispositivo di un utente per alcuno scopo.
Le accuse sono inaccurate e non vediamo l’ora di renderlo chiaro alle autorità di regolamentazione della privacy se dovessero esaminare il reclamo.
Craig Federighi ha anche dichiarato che Apple ha già creato l’SKAdNetwork, un sistema completamente alternativo per fornire agli inserzionisti informazioni ma nel completo rispetto della privacy.
Con l’inizio del nuovo anno la situazione dovrebbe risolversi da sola. Infatti con l’introduzione della funzione anti tracciamento promessa con iOS 14 le richieste degli attivisti verrebbero accolte. La questione però è spinosa e potrebbe non concludersi qui. Nel caso aggiornerò l’articolo.
Fonti: AppleInsider AppleInsider iPhoneItalia HardwareUpgrade